domenica 29 settembre 2013

C'Era una Volta la Galleria Nazionale d'Arte Moderna

Era bella la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Entravi e t'immergevi nel tempo: passeggiare nelle sale era come passeggiare nel tempo, accompagnato dal graduale cambio di sensibilità artistica, stile pittorico e narrazioni sociali. Ti accoglievano gli ultimi scampoli del classicismo settecentesco, e poi pian piano  l'ottocento italiano andava a sgranarsi nelle varie declinazioni che prendevano spunto dalle novità artistiche, storiche e scientifiche dell'epoca.

Così d'improvviso ti trovavi circondato dal simbolismo del Divisionismo di Previati, o letteralmente intimidito dalle tele monumentali di Fattori, fino a conoscere le opere di un Balla ante Futurista, o di un Boccioni innamorato dei colori delle periferie cittadine; ma la cosa sembrava del tutto naturale, non parevano esserci fratture... poi salivi le scale per andare al secondo piano e lì sì, c'era la frattura, ma anche quella artistica, necessaria: eri nella sala futurista, nel cuore dell'Avanguardia che più di tutte volle rompere con la tradizione tutta dell'arte. Secondo piano che continuava con l'esposizione di quello che ne seguì, senza che sto qui a raccontare di tutte le correnti del Novecento, piene di idee, ripensamenti, innovazioni e provocazioni.

Era bella così la Gnam, fruibile anche a chi di arte ne capiva poco e niente, chiara e snella da illustrare a chi desidera lezioni in loco: in ogni sala affrontavi cronologicamente i singoli passaggi e la spiegazione, alla fine della visita, risultava chiara ed omogenea. Ed era una bella soddisfazione vedere che poi le idee erano più chiare. Perché l'arte moderna è un rebus per tantissima gente, ovvero per tutte quelle persone che non hanno una spiccata curiosità che li abbia portati ad approfondire l'arte, al di là del percorso scolastico -che in Italia è così colpevolmente limitato -.

Se prima, di fatto la Gnam era come un libro illustrato, 'leggibile' da tutti, ora viene sottolineato il concetto che o sai cosa sei venuto a vedere, oppure il senso dell'allestimento museale  è del tutto enigmistico: nella sala de 'La Guerra' troviamo in mostra opere del macchiaiolo Fattori a mezzo metro dal futurista Dottori (attendo fiduciosa spiegazione sulla scelta della logistica espositiva).

Questa la storia della risistemazione, per come l'ho capita : per festeggiare il centenario della Galleria, un paio d'anni fa, la soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli, e Federico Lardera stravolgono il vetusto concept della 'vecchia' Gnam, decidendo, con vero colpo di genio, d'ispirarsi alle gallerie internazionali d' Arte Moderna, con un occhio particolare al Moma di New York, e realizzando delle sale tematiche.

Sale tematiche che quindi superano il vecchio concetto di progressione cronologica, e tenute insieme da concetti tipo 'La questione sociale', 'L'eroe e il superuomo', o ancora 'Fra avanguardia e tradizione'... tutto questo però vorrebbe che ci fosse almeno uno di due presupposti essenziali: sapere di cosa si sta parlando, o trovare un vero ed esaustivo pannello informativo all'ingresso di ogni sala.  Questo, ovviamente, se si vuole rendere autonomi i visitatori... ma tant'è niente pannelli veri ed esaustivi, sicuramente a favore di una fiducia sconfinata nella cultura dell'italico medio.

Non solo: appena entri ti trovi catapultato in una ampia zona dove trovano collocazione, tra le altre, alcune opere controverse di Burri e Fontana. Ovviamente i miei 'accompagnati' hanno avuto un immediato senso di rifiuto: come fai a spiegargli il Concetto Spaziale di Burri, se devono ancora vedere Pellizza da Volpedo? Che per carità, fa bella mostra di sé in chiave prospettiva nella nuova economia di allestimento... ma...

Morale della favola: abbiamo perso un'altra occasione per rendere la cultura accessibile a tutti e non solo ad una elite.
Complimenti.