sabato 20 aprile 2013

Tre Giorni a Shanghai

Momento clou dei miei tre gironi a Shangahi: con Claudiana nella metropolitana cittadina. E' andata così: dopo una rapida passeggiata su Via Nanchino, la shopping street per eccellenza, spinte dall'Alessio accompagnatore ufficiale dall'Italia, abbiamo deciso di provare l'esperienza della metropolitana cinese. Così,
dalla superficie di People's Square, io e lei siamo sprofondate in una piazza sotterranea percorsa da un formicaio di cinesini, che andavano e venivano. Le nostre uniche certezze: che il biglietto costa 3 yuan, che dovevamo prendere la linea rossa e scendere a Shaanxi. In teoria avevamo tutte le info essenziali, ma lo spaesamento fa novanta e ci siamo trovate destabilizzate. Primo ostacolo: le macchinette per i biglietti non prendono banconote, ma l'unico luogo dove cambiare in monete è l'efficientissimo tourist office, che campeggia nel centro dello snodo. Nota bene: lo sportello è aperto sia sulla parte dei tornelli, sia 'dentro' la metro. Infatti, secondo ostacolo, ci siamo dovute rivolgere nuovamente l'office per capire esattamente dove dovevamo andare: la corrispondenza tra le nostre indicazioni e il nome inglese della fermata non coincidevano chiaramente. Terzo ostacolo: in che direzione andare? rispondendo a questo quesito abbiamo sfiorato il comico: minuti a cercare di decifrare la cartina, inutili tentavi di richieste in inglese a cinesi che non ci capivano: poi è bastato alzare lo sguardo sui binari per trovare la griglia di marcia. Tutto sommato molto facile e tanto divertente.

Ma andiamo con ordine. Shanghai è una città particolare, che a seconda delle tue personalissime corde, o ti avvolge o ti ascia nel suo margine superficiale. Io ci ho messo almeno un giorno e mezzo, dei tre a disposizione, per trovare la mia 'misura'.

Nel primissimo percorso che ci ha portato dall'aeroporto al centro di Shanghai, tutti guardavano affascinati e ammirati dai finestrini. Un coro di 'ohh', 'ma che spettacolo', 'che meraviglia', mentre io sbirciavo perplessa: una distesa di cemento orizzontale e soprattutto verticale, sotto un cielo grigetto contaminato di azzurrino... Per non parlare poi dello sbatacchiarci come pacchi da un posto all'altro, passando per ristoranti di qualità incommentabile: Shanghai non mi stava piacendo, unica nel mio gruppo di entusiasti scattavo poche fotografie annoiate. Neanche il Tempio del Budda di Giada mi emozionava: soffocato tra i grattacieli, popolato di turisti e fedeli, con monaci perplessi più di me.

Solo il giorno dopo l'arrivo, nel Giardino del Mandarino Yu, ho cominciato a capire che forse Shanghai meritava che la guadassi con occhi più amorevoli: ero dentro una delizia della Dinastia Ming, tra giardini, laghetti e tetti arricciati con draghi ruggenti, mentre i muri di cinta mi ricordavano Gaudì...

Poi il colpo di scena: l'ammutinamento alimentare ci ha procurato un'enorme ed insperata, quando gradita, quantità di tempo libero a disposizione. 'Liberi tutti in Cina' è diventato il paradossale slogan con cui abbiamo cominciato a sparpagliarci per la città, vivendocela su misura, per quel poco tempo che avevamo, facendo salvi alcuni appuntamenti per visite come da programma.

Così, eccoci, io e Claudiana, a passeggiare sul Bund, il lungo fiume sul versante coloniale ed elegante di Shanghai all'ombra dei grattacieli che svettano sull'altro lato del Huangpu, tra cui lei, la Torre della Televisione, la perla di Shangahi con i suoi 490 m, mentre asiatici divertiti fotografavano i nostri lineamenti occidentali... ma sicuramente il Bund lo si gode maggiormente al buio della sera, quando lo Skyline di Shanghai si illumina di un tripudio di luci cangianti, che fino alle 22 animano i grattacieli per lo stupore e la meraviglia di tutti. Anche mia. Ma forse è nell'area pedonale di Xintian Di, con i suoi localini per tutti i gusti, dal jazz alla birra alla spina, passando per l'immancabile pizza e sala da the, che turisti e shanghanesi 'bene' se la spassano la sera. Pure noi non abbiamo disdegnato, anche perché ci arrivavamo con una passeggiata di mezzoretta dal nostro hotel.

E proprio a Xintian Di si capisce come Shanghai sia città estremamente modaiola, con un suo carattere di stili molto forte: bellissime donne orientali arrampicate su tacchi vertiginosi, vestite con capi di gran classe, ma sopratutto originali, che parlano della ricerca di uno stile personale. Uno stile non difficile da costruire: mille e oltre negozi di griffe europee e non solo, tra le strade del centro, mentre deliziose boutique colorano le deliziose e classiche vie del quartiere del'ex concessione francese.Un quartiere in cui io e Claudiana ci siamo letteralmente perse, sbucate dalla metro. Senza cartina, a giornalai e poliziotti abbiamo chiesto del nostro hotel, al centro del quartiere francese. Claudiana era decisa a darsi allo shopping semi selvaggio, ma la troppa scelta di cose sfiziose l'ha messa in difficoltà... l'offerta è veramente, veramente ampia.

Una scelta ampia anche e soprattutto per il falso: tanti i fake market. Noi siamo andati in uno non lontano da Via Nanchino: quattro piani in cui l'offerta va dalle scarpe agli occhiali da vista (pronti con le lenti in pochissimo tempo, ad averlo saputo prima...), passando per penne ai vestiti, finendo nelle classiche borse, croce e delizia di ogni donna.

Morale del racconto: Shanghai è da visitare con calma, seguendo il filo dei propri gusti personali, ma soprattutto con un'ottima guida gastronomica in borsa!

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